Curarsi senza documenti
Il codice Stp (straniero temporaneamente presente, ndr) è la porta d’accesso
al diritto alla salute per gli stranieri provenienti da paesi extra Ue senza permesso di soggiorno o documenti e in
condizioni di fragilità e vulnerabilità. Viene infatti rilasciato a seguito di una dichiarazione di indigenza e
permette di accedere a cure urgenti (che non possono essere rimandate senza pericolo di vita o danno per la salute della
persona), essenziali (relative a malattie che nel tempo potrebbero creare problemi di salute o rischi per la
vita) e continuative.
Contare gli invisibili
Quanti sono gli Stp attivi in Italia in questo momento?
Difficile dare un numero preciso. Come ha spiegato al
Manifesto il direttore dell’Inmp Gianfranco Costanzo, le banche dati Stp contano orientativamente 700mila tessere ma
capire a quanti individui corrispondano è praticamente impossibile. Un singolo può essere inserito diverse volte e comunque
si tratta di una popolazione soggetta a variazioni molto ampie.
Complicato è anche il tracciamento, poiché non tutte le regioni hanno un’anagrafe digitale
e i punti di rilascio sono molteplici: secondo l’Accordo Stato-Regioni del 2012 il codice Stp può essere rilasciato dalle
Aziende sanitarie locali, dalle Aziende ospedaliere, dai Policlinici universitari e dagli Istituti di ricovero e cura a
carattere scientifico. Ma nella pratica questo significa che viene rilasciato anche da ambulatori stranieri, Centri unici
prenotazione Cup, pronto soccorso, consultori, Servizi dipendenze. In alcune zone, come per esempio in provincia di Pavia,
gli Stp sono ancora registrati su carta.
Ma d’altronde è anche difficile sapere se tutte le persone senza documenti riescano davvero ad ottenere il
codice, perché non si sa quante siano esattamente: nel 2020 secondo le stime di Ismu (Iniziative e studi
sulla multietnicità) erano 517mila su
6 milioni di residenti nati in un paese estero4 (su una popolazione in
Italia di 60,7 milioni). Secondo la campagna Ero Straniero, invece, dopo l’ultima sanatoria,
sarebbero circa 300mila i migranti rimasti senza documenti nel 2021.
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L’Italia con circa 6,3 milioni di residenti nati in un paese estero occupa il decimo posto, preceduto
da Stati Uniti (50,7 milioni), Arabia Saudita e Germania (13,1 milioni), Federazione Russa (11,6
milioni), Regno Unito (9,6 milioni), Emirati Arabi Uniti (8,6 milioni), Francia (8,3 milioni),
Canada (8 milioni), Australia (7,6 milioni).
A fronte di 6,3 milioni di residenti italiani nati in un paese
estero la popolazione con cittadinanza non italiana è di circa 5,3 milioni.
(L’immigrazione straniera in Emilia-Romagna Edizione 2020).
Il calo di attivazioni Stp durante il lockdown
In questo generale vuoto di dati, che spesso riflette una mancanza di interesse,
ci sono eccezioni positive. Se la Regione Lombardia non è stata in grado di fornire i dati
relativi ai codici Stp e la Toscana non ha mai risposto alla richiesta di accesso civico generalizzato,
Lazio ed Emilia Romagna hanno invece risposto al FOIA5,
fornendo i dati anche grazie alla presenza, in entrambe le regioni, di un’anagrafe elettronica degli Stp.
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La normativa FOIA (Freedom of Information Act), introdotta in Italia con il decreto legislativo n.97 del 2016, riconosce
il diritto del cittadino di accedere a dati e documenti posseduti dalle pubbliche amministrazioni (PA).
In pratica, permette a chiunque di inviare alle PA dei moduli di accesso civico generalizzato per ottenere informazioni
pubbliche ma non pubblicate. Se la richiesta non compromette interessi pubblici o privati indicati dalla legge, i dati e
documenti devono (dovrebbero) essere forniti entro 30 giorni.
Quello che emerge, però, è che nel pieno dell’emergenza sanitaria Covid-19 scoppiata alla fine di febbraio
2020 il rilascio dei codici è rallentato rispetto ai due anni precedenti. Il crollo è avvenuto tra marzo e aprile, i
mesi del lockdown duro, quando gli uffici erano quasi tutti chiusi o difficilmente accessibili.
Il Lazio ha visto una crescita complessiva delle attivazioni Stp durante il 2020: oltre 12000 totali a fronte
delle circa 4800 di media nel 2018-2019. Al picco di rilasci di tesserini registrato nel primo bimestre dell'anno,
è però seguito un forte calo durante la quarentena (-59% tra febbraio e marzo 2020). Le attivazioni sono poi risalite sopra la
media degli anni precedenti e soprattutto sopra i livelli del 2019 a partire da maggio, per poi rallentare da settembre in poi,
in concomitanza con la seconda ondata.
Anche in Emilia Romagna, che attiva oltre 3000 Stp l'anno, si osserva un calo nei rilasci dei codici Stp ma già a febbraio,
forse anche perché lì le prime chiusure sono arrivate prima che nel resto dell’Italia, poco dopo quelle lombarde. L’Emilia,
infatti, è stata da subito più colpita dal diffondersi dei primi casi di Covid-19 a partire da quel 23 febbraio 2020,
con il paziente zero di Codogno (Lodi).
Secondo i dati forniti dalla Regione, il numero di codici rilasciati nel 2020 è rimasto sotto la media
degli anni precedenti da febbraio a giugno, poi si osserva di nuovo un calo ad
agosto (come già nel 2018, forse legato alla riduzione estiva dei servizi pubblici) e da settembre invece la situazione
torna alla normalità, assestandosi su ritmi di rilascio addirittura superiori al 2018 (ma inferiori al 2019). Un picco
dopo l'estate si osserva sovente, perché proprio in questo periodo, a fronte di condizioni meteorologiche più
favorevoli, aumentano gli arrivi.
Nel caso del Lazio, una soluzione trovata dalle istituzioni per attenuare gli effetti della chiusura generalizzata degli uffici
e del rallentamento di nuovi rilasci e rinnovi dei codici Stp è stata prorogare la durata dei codici
fino a dicembre 2020 e poi nuovamente
fino a fine giugno 2021.
Questo ha almeno messo al sicuro le persone che avrebbero dovuto rinnovarlo, allo scadere dei sei mesi, nel periodo tra
marzo 2020 e giugno 2021. I tesserini, infatti, solitamente vanno rinnovati ogni 6 mesi.
Tutto a posto? In realtà no.
Perché se per una volta i titolari di Stp si sono risparmiati la solita coda semestrale in ufficio, chi era in attesa di
poterlo chiedere si è trovato davanti Cup e consultori chiusi al pubblico, accessibili solo su prenotazione (spesso online),
ambulatori stranieri a singhiozzo, con meno slot disponibili e solo su appuntamento, possibilità di ottenere il codice Stp
solo in caso di necessità immediata di cure d’emergenza e non per la prevenzione.
Ed è stato anche più difficile accedere a
prestazioni fondamentali in epoca pandemica: dai tamponi all’acquisto di farmaci.